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TitreEccellenza del San Giorgio di Donatello
AuteursBocchi, Francesco
Date de rédaction
Date de publication originale1584
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, p. 188

Nessuna cosa è che meno al nostro appetito sodisfacci, come la troppa diligenza et i troppo isquisiti ornamenti, quando e’ sono in quelle opere collocati, che la natura senza più deono imitare. E per questa cagione Apelle, più solenne e più singulare dipintore de’ suoi tempi, soleva biasimare coloro che con troppo studio si affaticavano, e di mettere nuove fatiche e di usare nuova diligenza nelle opere loro non finavano mai. Ora, chi è che non vede che la diligenza e l’artifizio, comecché nel San Giorgio siano mirabili, che tuttavia eglino non appariscono, ma quella maggiore natural bellezza esprimendo, che ne’ corpi umani si puote trovare, ci mostrano una convenevolezza leggiadra, un tutto da ogni parte unito, nobile e perfetto ?

Dans :Apelle et la nimia diligentia(Lien)

, p. 190

Né crederrò io che alcune simili opere, perché sono imperfette et ancora non finite, debbano essere di maggior nome e di maggior grido, perché il pensiero vie più compiuta bellezza ne possa aspettare. Anzi per avventura egli poteva accadere, quando elle avessero avuto il fine loro, che il suo contrario ne avvenisse. E di questa qualità è l’Eneide di Vergilio e la Venere di Apelle, et alcune statue di Michelangelo Buonarotti, le quali, comecché nella bruttezza potessero cadere, nondimeno gli uomini, presti a commendarle, più che altra cosa di averne atteso bellezza e perfezzione nell’animo dimostrano.

Dans :Apelle, Vénus inachevée(Lien)

, p. 147

Sono le statue, che hanno il costume, delle altre più pregiate, e per questo vigore mostrano in certo modo quasi moto e quasi vita, e creano in altrui pensieri gentili, che è il fine di ogni altra cosa più nobile e migliore [...]. Nella qual cosa molto è commendato Lionardo da Vinci in quel serpente di fiero aspetto et orribile, che egli dipinse, alla cui vista restò, chi prima il vide, così attonito e spaventato che, tirandosi indietro, temeva forte che il veleno, che quasi sbuffava questo animale, non gli venisse addosso e non l’uccidesse.

Dans :Cadavres et bêtes sauvages, ou le plaisir de la représentation(Lien)

, p. 177-178

Perocché chi è quegli che, nel maneggiare questa arte, volendo da un pezzo di marmo cavare una statua di uno Ercole, che per suo poco avvedimento così nell’adoperare si smarrisca, che e’ ne riesca un’altra figura, dal suo fine del tutto differente ? Et in questo intendo io di ogni fine, qualunque egli sia, perché il fine che in qualità dee essere prezioso è sopra ogni cosa malagevole. Ma noi tra questi artifici non dobbiamo annoverare coloro in modo alcuno, i quali con poco giudizio e con minore esperienza fanno le loro opere in ogni parte rozze e difformi e tutte nella bruttezza sommerse, come ne’ primi secoli, quando ebbero principio queste arti, soleva avvenire ; perché tanto erano poco usati gli artefici, e tanto rozzi nel suo artifizio, che quello che dipignevano non si poteva discernere né riconoscere, ma era di bisogno che appresso alle cose effigiate si ponesse il nome scritto, in questa guisa : « Questo è un cavallo », « questo è un albero », come quei che dalle parti, le quali dall’arte sono prodotte, non giudicavano gran fatto che elle potessero altramente essere conosciute.

Dans :Peintres archaïques : « ceci est un bœuf »(Lien)

, p. 150

Ora, sì come egli è cosa difficile che questa eroica virtù negli uomini viventi si trovi, molto più difficile sarà ad ogni artefice andare considerando e quel costume imaginando, che a lei è proprio e dicevole. Perché Fidia, tra gli antichi valoroso scultore e sovrano, volendo fare la statua di Giove e questo costume di cui noi favelliamo, esprimere altamente, non potendo quello allora in coloro che viveano vedere, mosso dalle parole di Omero formò il suo volto pieno di divina maestà. Questo, come alcuni affermano, fece altresì Michelagnolo Buonarruoti nel dipignere Caronte, che, dovendo apparire di natura crudele molto e pieno di rabbia, imitò quelle parole di Dante : « Caron dimonio con occhi di bragia/ Lor accennando tutte le raccoglie,/ Batte col remo qualunque s’adagia ».

Dans :Phidias, Zeus et Athéna(Lien)

, p. 137-138

Ma sì come alcuni uomini, ne’ tempi da’ nostri molto lontani, sono stati, i quali in questa mortale vita vie più che gli altri con la propria virtù si sono avanzati, come Alessandro Magno e Cesare e Pompeo e Scipione e, non ha gran tempo, il gran Consalvo et il magnifico Lorenzo de’ Medici et il Cardinal Bembo ; et altri, non passando l’uso del vivere comune, mezzanamente la vita loro hanno menato ; et alcuni altri, di virtù spogliati, sono stati a questi inferiori ; così i poeti e gli scultori et i pittori queste tre qualità di uomini con ogni studio e nobilmente si sono sforzati di esprimere. I primi e gli ultimi al preterito tempo, et i mezzani et i simili al presente si assegnano. Ma quelli di vero sono artefici più singolari, che imitano i migliori con quella imitazione che è propria del poeta, che quei che esprimono i peggiori o vero i simili. Perché questi solamente (io dico quelli che vanno imitando i simili dal loro tempo, dalle cose generali dipartendosi) sono simili agli scrittori delle istorie, i quali (come è cosa chiara) sì come i poeti di tanta eccellenza forniti non sono.

Dans :Polygnote, Dionysos et Pauson : portraits pires, semblables, meilleurs(Lien)

, p. 141

Per questa cagione conforta il Filosofo nella Politica, poiché tanta forza ha il costume nelle pitture e nelle statue, che i giovanetti guardino più tosto le opere di coloro che sono fornite de’ costumi de’ migliori, che qualunque altra ; accioché, se alcuna disposizione negli animi loro creare si dee, quella sia senza alcun dubbio che gli puote in bontà et in perfezzione avanzare. Ma se questo fu necessario in tempo alcuno, a’ nostri pittori et agli scultori oltre a modo è di bisogno ; peroché non deono nelle loro figure esprimere costumi solamente di quelli che sono migliori, o degli eroi, ma pensieri sopraumani e divini, onde si sollevi l’animo a divozione e nell’amore di Dio si infiammi.

Dans :Polygnote, Dionysos et Pauson : portraits pires, semblables, meilleurs(Lien)

, p. 163-164

Perloché dipinse Zeusi alcuni grappoli di uve con tanta somiglianza de’naturali, che gli uccelli dell’aria, ingannati dalla bella vista, si calarono per beccargli. Ma Parrasio all’incontro dipinse un lenzuolo con rilievo si grande, che il suo avversario, comecché molto fosse intendente, dal grande artifizio restò nondimeno ingannato; e poco appresso, avendo con quei grappoli insiememente dipinto un fanciullino, né cessando gli uccelli per ciò parimente di volarvi, conoscendo di essere a Parrasio inferiore, ogni lode di tale arte gli concedette. Onde egli si vede di quanta perfezzione quelle opere siano spogliate, dalle quali la vivacità, come era in questo fanciullino, è separata. Perroché, se egli fosse stato dipinto dimostrantesi in guisa che volesse adoperare, arebbe altresi agli uccelli recato spavento, e molto meno l’appetito dell’uve che il timore di quello gli arebe commossi. Ma la vivacità e la forza mirabile che si vede nel San Giorgio, tuttoché quella che è propria della favella gli sia negata, troppo più nobilmente adopera che la pittura di Zeusi non poté adoperare: perché le vive membra nel morto marmo, dall’artifizio del chiaro artefice sostentate, piene di vigore e di vivacità e di valore altresi, spirano si gran forza, si gran virtù e si vera magnanimità, che di agguagliarle con parole non credo io che si potesse giammai.

Dans :Zeuxis et Parrhasios : les raisins et le rideau(Lien)

, p. 180

Oltre a ciò, ne’ corpi umani si dice aver luogo la bellezza, quando ciascuna delle parti, alle altre comparata, per iscambievole rispetto misuratamente risponde e si congiugne; onde si compose insieme un tutto, che in parte nessuna verso di sé è sconcio o difforme, ma convenevole e simile a sé stesso. Questa tale bellezza non è meno rara ne’ corpi umani, che quella altra, di che abbiamo detto che è negli artifizii; perocché o la difficultà che hanno tutte le parti che ottimamente si deono unire, o la natura troppo scarsa in donare una perfezzione cotanto grande, operano, come io avviso, che così di rado ella in alcuna cosa umana e mortale sia veduta. E di questo siaci per segno chiaro quello che fece Zeusi, antico pittore e gentile, in dipignere Elena a’ popoli di Crotone. Questa, perché dovea essere di bellezza mirabile e rara, non giudicò il buono artefice non solamente, imaginando, non poterla trovare, ma né anco da un corpo solo, comecché bello, poterla co’ suoi colori degnamente effigiare. Perloché dal magistrato della terra egli ottenne che davanti le più belle vergini gli fossero condotte; dalle quali, che molte erano, egli cinque elesse, e da quelle prese le migliori parti e le più lodevoli, et in dipignendo ne formò col suo artifizio quella naturale bellezza, di che noi al presente ragioniamo. Ella adunque, che è tanto rara, che con difficultà in un corpo solo per ispazio di molti secoli si è trovata, consiste, oltre alle cose dette, in grandezza, in ordine et in numero.

Dans :Zeuxis, Hélène et les cinq vierges de Crotone(Lien)